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Nel Vangelo di Marco (60 - 70 d.C.), scritto in greco, non c'è il racconto dell'Annunciazione, né della nascita di Gesù.
Niente grotta o capanna a Betlemme, niente pecore, pastori, bue e asinello.
Niente cori degli angeli.
Non c'è neanche l'infanzia di Gesù.
Il Vangelo di Marco, il più antico dei quattro sinottici, inizia con l'ingresso di Gesù nella "vita pubblica", si direbbe oggi, preceduto dalla predicazione di quell'uomo un po' selvaggio, "vestito di peli di cammello e con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico" (Mc 1,6), che aveva deciso di battezzare la gente sulla riva del Giordano. E la gente, stranamente, accorreva.
Prima di andare avanti con la lettura, segnamoci questo elemento: nel più antico vangelo sinottico non si parla di Annunciazione, della verginità di Maria, di Giuseppe e dei suoi dubbi risolti dagli angeli nel sonno. E non c'è il presepe.
Mc 1,1ss Predicazione di Giovanni Battista
Mc 1,9ss Battesimo di Gesù
Mc 1,9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»
Così appare Gesù nel Vangelo di Marco.
Un’entrata in scena cinematografica: immersione nell’acqua per il battesimo, emersione, si squarciano i cieli, una colomba scende verso di Lui: è lo Spirito. Si ode una voce provenire dal cielo.
Ci si potrebbe chiedere: dove sono i testimoni di questa scena? Possibile che Marco abbia potuto interrogarli?
Sembra che la prima parte sia un’esperienza del solo Gesù (vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di Lui come una colomba), ma non si esclude che anche altri possano avere visto.
La seconda parte (E venne una voce dal cielo …) avrà avuto tanti testimoni: tutti quelli che erano lì per farsi battezzare da Giovanni, i passanti, i curiosi. Ma sono trascorsi più di trenta anni, molti sono morti, altri, che erano giovani quando il cielo parlò, sono invecchiati, altri ancora sono sparsi per il mondo.
Alcuni saranno divenuti cristiani, anzi tutti, se hanno assistito a una scena così portentosa, tanto da chiedersi: perché non è stata ripetuta a beneficio di altri? perché non viene ripetuta a nostro beneficio? Una scena come questa toglie ogni dubbio. Non proprio, perché, quando il ricordo si allontana, non sai più se l'hai vista o l'hai sognata.
Com’era la voce proveniente dal cielo? chiara, forte, maschile o femminile? Una voce tipo doppiatore di Dio ne “I dieci comandamenti” di Cecil B. DeMille? Sono sicuri, i testimoni, che le cose si siano svolte proprio in questo modo? O, dopo trenta anni, a furia di raccontare, non sanno più distinguere tra ciò che hanno visto e udito e ciò che altri hanno detto di avere visto o udito e forse era solo una colomba, un aprirsi delle nuvole, un annuncio di temporale.
Mc 1,23 Indemoniato nella sinagoga di Cafàrnao
Mc 1,30-31 Suocera di Simone a letto con la febbre
Mc 1,34 Molti malati e indemoniati
Mc 1,39 Indemoniati in tutta la Galilea
Mc 1,40-42 Lebbroso
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Mc 2,3-12 Paralitico calato attraverso il tetto
Mc 2,15ss Pasto con i peccatori
Mc 2,15 Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16 Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17 Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Qui, probabilmente, si deve intendere: non sono venuto a chiamare (solo) i giusti, ma (anche) i peccatori che si pentono. Altrimenti conviene essere peccatore. Luca, nel passo corrispondente, dice:
*** Lc 5,32 io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.
Mc 2,18ss Discussione sul digiuno
Mc 2,18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Lo stesso episodio è riportato da Luca in questo modo:
*** Lc 5,33 Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34 Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38 Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39 Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Non è chiarissimo il collegamento tra la domanda che gli hanno fatto e la parabola successiva.
Gli hanno detto: i discepoli di Giovanni digiunano e pregano, così pure i discepoli dei farisei, invece i tuoi mangiano e bevono (quei discepoli che avevano lasciato barche, reti e famiglie ... intanto mangiano e bevono); Gesù risponde: non si digiuna a un matrimonio in presenza dello sposo, quando non ci sarò più digiuneranno anche loro. La risposta dovette sembrare un po' misteriosa, forse pensarono che aveva l'intenzione di andarsene e lasciare da soli quei beoni che intanto mangiavano e bevevano (come dice Luca). Non mi pare avesse già parlato del modo tragico in cui li avrebbe lasciati.
Poi parte la parabola, che però sembra scollegata all'obiezione che gli hanno fatto e alla risposta poco impegnativa che ha dato: non si straccia un vestito nuovo per mettere una toppa a un vestito vecchio. Molto semplice, elementare, non c'è bisogno di spiegazione, ma Lui spiega: se ci si comportasse in modo così irrazionale, il risultato sarebbe di aver rovinato il vestito nuovo e di ritrovarsi con un vestito vecchio che presenta una toppa assurda, inadatta.
E incalza: nessuno è così scemo da mettere vino nuovo in otri vecchi. Qui Monsieur de La Palice (quello che se non fosse morto sarebbe ancora in vita) non avrebbe nulla da aggiungere. Lui no, e parte con la spiegazione: cari apprendisti vinai, sappiate che il vino nuovo rompe gli otri vecchi e chi non ha raggiunto questo minimo livello di apprendimento si ritrova senza vino nuovo e senza otri vecchi ed è meglio se cambia mestiere.
Che cos'è il vino nuovo? La sua Parola, il nuovo Testamento. Che cosa sono gli otri vecchi? L'Antico Testamento, la Legge ebraica.
Conclusione: bisogna mettere il vino nuovo in otri nuovi. Domanda: che c’entra questo con i discepoli che non digiunano?
Mc 2,23ss Il sabato (Lc 6,1ss)
Mc 2,23 Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24 I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». 25 Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26 Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». 27 E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 28 Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Questo è un concetto molto importante: il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato, le regole vanno rispettate solo se servono all’uomo.
Credo sia un concetto rivoluzionario rispetto all’epoca e all’ambiente in cui è stato enunciato, talmente rivoluzionario che, in seguito, anche chi ha edificato la sua chiesa ha sentito il bisogno di estrarre delle regole dalle sue parole e di mettere queste regole al di sopra di tutto. Questo riguarda non solo la chiesa cattolica, ma tutte le chiese, anche quelle guidate da ideologie più terrene e, in generale, riguarda tutti quelli che usano l’espressione “senza se e senza ma”, espressione terribile, perché indica che una certa cosa si deve fare, una certa regola si deve rispettare, senza farsi toccare dal dubbio sulla sua utilità.
Ogni tanto viene fuori qualcuno che s'inventa un sabato e pretende che tutti lo rispettino "senza se e senza ma".
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Mc 3,1ss Guarigione di un uomo dalla mano paralizzata
Mc 3,1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, 2 e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. 3 Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4 Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. 5 E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. 6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Più che per la durezza dei loro cuori, credo fosse rattristato per la chiusura dei loro cervelli. Il riferimento al cuore e non al cervello è dovuto alle conoscenze di anatomia e fisiologia umana dell’epoca.
Mc 3,8 Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. 3,9 Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. 3,10 Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
Addirittura rischiava di essere schiacciato dalla pressione della folla proveniente da ogni dove. Succede quando qualcuno promette di guarirti o di guarire i tuoi cari. Perdi ogni controllo razionale, vai dovunque e ti getti addosso al guaritore per toccarlo. Non sai neanche più se davvero ti fa bene toccarlo, se stai meglio, se sei guarito. È un gran ricatto, questo dei miracoli, perché agisce su una debolezza che tutti abbiamo, sulla nostra paura. A quel punto uno può anche dirti di essere il figlio di Dio e tu ci credi, sei disposto a crederlo, perché desideri che sia vero. Come si fa a sapere se è vero? Come facciamo a sapere se quelli riportati dagli evangelisti come miracoli lo erano realmente e non erano causati da suggestione? Non si può saperlo.
Mc 3,11 Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». 3,12 Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
Gli spiriti immondi gli si gettano ai piedi (si deve supporre che fossero gli indemoniati che ospitavano gli spiriti immondi a gettarsi ai suoi piedi), riconoscono in Lui il figlio di Dio. Lui li sgrida severamente, perché vuole tenere nascosto di essere il figlio di Dio. Perché?
A quei tempi incontrare qualcuno posseduto dal demonio doveva essere esperienza comune; probabilmente molti erano malati mentali, sui quali era facile agire con attività suggestive. In effetti Gesù sembra non si opponga mai al verdetto popolare: se gli presentano uno che la gente ritiene dominato dal demonio, Lui lo tratta da indemoniato, parla con il demonio, lo scaccia. Forse perché Cristo, vero uomo, condivideva anche l'ignoranza degli uomini del suo tempo. Come si concilia questa ignoranza con la coscienza di essere Dio? Come si concilia con il possesso di capacità eccezionali? Era come gli altri o era eccezionale? Siamo sicuri che nel proprio intimo fosse sicuro di essere ciò che diceva di essere? Vorrebbero farci credere che viveva come tutti, abitava la carne fragile che tutti abitiamo, la carne, le ossa, l'apparato digerente, ecc., e, nel contempo, sapeva, era sicuro di appartenere a una realtà superiore, piovuta su questa terra attraverso il corpo di una vergine, in un dato momento della storia, non si sa bene per fare che. Per fare che cosa? Redimere gli uomini dai loro peccati attraverso la sua sofferenza, la crocifissione, la morte.
Sembra tutta una costruzione ... ...
Mc 3,20ss Rapporti di Gesù con i parenti
Mc 3,20 Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21 Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Dunque i "suoi" pensavano fosse fuori di testa. Da questo si comprende meglio l'atteggiamento distaccato che ebbe in seguito nei loro confronti (Mc 3,31).
Mc 3,31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32 Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33 Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Qui sorge la questione dell’esistenza di fratelli e sorelle di Gesù. È un problema complicato, di cui si sono occupati molti studiosi giungendo a conclusioni diverse e probabilmente mai si troverà una soluzione definitiva. La chiesa cattolica, in particolare, attribuisce alla questione un’importanza esagerata, legandola ad un dogma di fede: il dogma della verginità di Maria.
Per quale motivo è così importante che Maria fosse vergine prima del concepimento e sia rimasta vergine anche dopo la nascita del figlio?
Secondo me non toglie e non aggiunge nulla alla grandezza e, se si crede, alla “divinità” di Gesù il fatto che sia stato concepito in modo naturale o che una certa membrana sia rimasta intatta, inspiegabilmente, anche dopo la sua nascita. Perché, quando dicono "vergine", credo si riferiscano a quella membrana, o, comunque, a quella zona del corpo di Maria.
A questo proposito, Gianfranco Ravasi (Le pietre di inciampo del Vangelo - Mondadori), commentando Mt 1,23 (Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele) dice che, nel citare il profeta Isaia, Matteo sceglie la cosiddetta Bibbia dei Settanta, versione greca della Bibbia ebraica, in cui l’espressione “giovane donna” presente nell’originale è stata sostituita dalla parola “vergine”, al fine di confermare la tesi teologica della nascita verginale di Gesù da Maria.
Dunque, ci dice Ravasi che l’autore del "Vangelo secondo Matteo" (non il film, il testo originale) avrebbe sfruttato un errore di traduzione dall’ebraico contenuto nella Bibbia dei Settanta per sostenere il valore teologico della verginità di Maria.
Comunque, nel Vangelo di Marco, il più antico, non si parla di Annunciazione e di concepimento "per opera e virtù dello Spirito Santo".
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Mc 4,10ss Perché le parabole?
Mc 4,10 Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. 11 Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, 12 affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
Che significa? Non vuole che altri, oltre agli apostoli, a quelli che lo seguono, si convertano? Perché? Qui sembra che dica: a voi è stato dato il mistero del regno di Dio, con gli altri uso le parabole; come dicesse: vado per indovinelli, perché così non capiscono, non si convertono e non sono perdonati. Possibile che abbia detto ciò?
In realtà si tratta di una citazione dalle Sacre Scritture, che viene resa in modo molto più chiaro da Matteo nel passo corrispondente:
***Mt 13,13 Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Quindi non dice che non vuole che comprendano, ma che loro guardando non vedono, udendo non ascoltano e, di conseguenza, non comprendono.
E cita le Scritture:
***Mt 13,14 Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. 15 Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e, hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! 16 Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17 In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Così il discorso di Gesù diventa molto più chiaro e si risolve l’oscurità della frase riportata da Marco. (vedi anche Lc 8,9s)
La stessa citazione è riportata negli Atti degli Apostoli, riferita da Paolo agli ebrei che aveva incontrato a Roma, dove era giunto, dopo un lungo viaggio, per essere processato in quanto cittadino romano (At 28,23-26). Sarebbe interessante capire se in questo caso Paolo riprende le parole e la stessa citazione di Gesù, che può avere attinto solo da un testo, o le due cose sono indipendenti.
Mc 4,35ss Gesù placa la tempesta
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Mc 5,2-13 Indemoniato e mandria di maiali suicidi
Mc 5,11 C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. 12 E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13 Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. 14 I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto.
Perché questo passaggio nel corpo dei maiali suicidi? Perché non ha fatto uscire direttamente gli spiriti immondi dal corpo dell'indemoniato? E i proprietari di quei maiali? E i poveri mandriani rimasti senza lavoro? Ma poi: chi sono questi spiriti immondi? Perché hanno piacere a entrare nel corpo di qualcuno, uomo o maiale che sia?
Mc 5,21ss Resurrezione della figlia di Giàiro (Lc 8,40ss)
Mc 5,21 Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22 E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23 e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24 Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
… ... Continua da Mc 5,25ss Guarigione emorragica
Mc 5,35 Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39 Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41 Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42 E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Il miracolo è eccezionale (ammesso che esistano miracoli normali, come quelli di cui parlava Massimo Troisi), qui non può trattarsi di una malattia forse psicosomatica, di una possibile isteria, di demoni che potrebbero nascondere malattie psichiche, di effetto della suggestione. Qui si parla, per la prima volta in questo Vangelo, che è il più antico dei sinottici, di resurrezione. La fanciulla era morta, è cominciato il lamento funebre, addirittura Gesù viene deriso perché afferma che non è morta ma dorme.
Talità kum "Fanciulla, io ti dico àlzati!"
E, alla fine: "Datele da mangiare".
Altro che grande stupore. Ma perché raccomanda ai genitori di non raccontarlo in giro?
Avranno i genitori obbedito a questo invito? (con tutta la gente che chiede notizie, che preme, che vuole sapere). I testimoni di prima mano sono: Pietro, Giacomo e Giovanni, i genitori, la fanciulla, i parenti, i vicini di casa, i servi. Si trattava di un personaggio importante della comunità, del capo della sinagoga. Ne avrà parlato con gli altri sacerdoti, con i fedeli. La notizia si sarà diffusa rapidamente, avrà superato i confini del paese in cui la resurrezione è avvenuta. Come è possibile che non fosse arrivata a Nazareth dove, qualche giorno dopo, i compaesani di Gesù mostrarono incredulità nei suoi confronti?
Mc 5,25ss Guarigione emorragica (Lc 8,43ss)
Mc 5,25 Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28 Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 30 E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Alla donna è bastato toccare le sue vesti. Le dice che la sua fede l’ha salvata. Cioè credere che il miracolo possa compiersi fa sì che il miracolo si compia. Questo apre la porta a tutti i ciarlatani e a tutti gli sfruttatori della credulità altrui. Il dubbio sarebbe una colpa, la fede un merito. E se non succede niente? Se, nonostante la fede, il miracolo non accade?
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Mc 6,1ss Ritorno a Nazaret
Mc 6,1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
Qui sembra evidente che si parla di fratelli e sorelle. Sembra poco convincente che per identificarlo si faccia riferimento alla madre (non viene citato Giuseppe) e ai cugini. Anche se non si può escludere. Forse aveva fratelli e sorelle, forse solo cugini, ma certamente non aveva amici a Nazareth, dove era cresciuto e aveva lavorato come falegname. Quelli che l'avevano conosciuto prima non si spiegavano come avesse acquisito tanta sapienza; evidentemente avevano dimenticato l'episodio accaduto quando aveva dodici anni (Gesù tra i dottori) e per trent'anni era riuscito a tenere nascoste le sue capacità.
Mc 6,5 E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità.
Perché non poteva compiere nessun prodigio?
Forse perché lo conoscevano, perché non credevano. Non voleva farsi mettere alla prova. Sarebbe stato facile convincerli, sarebbe bastata una dimostrazione più evidente, che non lasciasse dubbi. Cosa dovevano fare i nazareni? credergli sulla parola? Voleva che credessero per ciò che diceva e non per ciò che faceva?
Mc 6,7ss Missione dei dodici
Mc 6,7 Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8 E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9 ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10 E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11 Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12 Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Non lavoravano, vivevano della ospitalità e forse dell’elemosina di quelli che incontravano, come gli hippy degli anni sessanta; solo sandali ai piedi, una sola tunica, niente pane, nessuna sacca, niente denaro.
Se la chiesa avesse proposto a tutti i cristiani questo modo di vivere, probabilmente sarebbe durata poco. Per questo si è affermato il concetto di dividere i cristiani in due gruppi: i chiamati (la vocazione) e gli altri.
Poi i vocati hanno capito l’inutilità di tanto sacrificio e come, a lungo andare, questo modello di vita sia inapplicabile in una società sempre più complessa. Fin dall’inizio qualcuno ha cercato di seguire rigorosamente queste regole estremamente dure e poco favorevoli all’igiene personale (una sola tunica e la mancanza di una sacca non consentono un ricambio puntuale della biancheria), poi man mano le regole si sono attenuate fino a consentire ai “vocati” un livello di vita persino superiore, e qualche volta molto superiore, a quello della maggioranza degli altri.
Mc 6,34 Commozione di Gesù
Mc 6,34 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
È commovente la compassione di Gesù per la povera gente che si affolla in cerca di una guida che la tragga fuori dalle sue paure.
Mc 6,41ss Prima moltiplicazione dei pani e dei pesci
Mc 6,45ss Gesù cammina sulle acque
Mc 6,45 E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46 Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47 Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48 Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49 Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, 50 perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 51 E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52 perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci costrinse i discepoli a salire sulla barca. Dice proprio costrinse. Non volevano salire? Non volevano andare all’altra riva? Betsàida non era di loro gradimento? Volevano partecipare al congedo della folla? Forse, da esperti pescatori, avevano previsto la difficoltà di remare contro vento. Infatti di sera erano ancora in mezzo al lago di Tiberiade (per le sue dimensioni chiamato anche mar di Galilea), affaticati, quando lo videro arrivare a piedi. A piedi?! A piedi, camminando sulle acque come su una strada asfaltata; addirittura li stava sorpassando e la scena rischiava di diventare comica (loro che si affaticavano e Gesù che li superava tranquillamente passeggiando). Pensarono fosse un fantasma, si misero a gridare, probabilmente lasciarono i remi. Lui li rassicurò. Sì, ma come fece a riportare alla normalità una situazione così strana? In poche ore avevano assistito a fenomeni assolutamente fuori dalla norma: pani e pesci che si moltiplicano, il principio di Archimede sconvolto, il vento che cessa quasi a comando.
Ma la cosa più strana è la conclusione dell’evangelista: erano fortemente meravigliati (c’è da crederci) perché non avevano compreso il fatto dei pani. Solo quello? Vedevano il mondo capovolto e la loro unica reazione era di meraviglia? Che cosa c’era da comprendere sulla moltiplicazione dei pani? Con un cuore meno duro o un cervello più perspicace avrebbero capito qualcosa? Non si sarebbero meravigliati?
Mc 6,56 Guarigioni a Gennèsaret
Mc 6,53 Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. 54 Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe 55 e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. 56 E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno la frangia del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Da quest’ultimo particolare, la presenza delle frange rituali sul mantello di Gesù, si deduce che egli era un ebreo rispettoso della tradizione e della Legge, che prescriveva, secondo quanto stabilito in Numeri (15,37), la presenza di “fiocchi agli angoli delle loro vesti”.
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Mc 7,24ss Liberazione dal demonio della figlia di una donna siro-fenicia
Mc 7,24 Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. 25 Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. 26 Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. 27 Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28 Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». 29 Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». 30 Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Ha detto che gli ebrei sono i suoi figli e gli altri per lui sono come i cagnolini. Ha usato il modo in cui gli ebrei dell'epoca si riferivano ai pagani, chiamandoli, appunto, cani. Qui mi delude. Ha sempre dimostrato di essere superiore ai pregiudizi del suo ambiente e della sua epoca: avvicina tranquillamente persone disprezzate e rifiutate dagli altri, ora, invece, usa un'espressione di dileggio verso una povera donna che ha bisogno di lui. Se questa è veramente farina del suo sacco (non si sa mai), mi delude.
Gianfranco Ravasi (Le pietre di inciampo del Vangelo – Mondadori - Cap: I cagnolini) a commento dello stesso episodio riportato da Matteo (Mt 15,26) dice che questo comportamento di Gesù da un lato marca la sua reale umanità (mentalità, linguaggio, sensibilità, appartenenza), dall’altro dev’essere letto nella traiettoria della storia della salvezza che ha in Israele il punto di partenza.
Sarà anche così, possiamo leggere questo comportamento su qualunque traiettoria, è comunque un comportamento poco rispettoso, aggressivo, non cristiano.
È proprio questo il principale indizio per ritenere, o sperare, che questo episodio non sia autentico e il suo racconto sia fortemente influenzato dalla mentalità, non di Cristo, ma di chi ha scritto.
Il problema che si ripropone nella lettura dei Vangeli è che non è possibile separare ciò che Gesù ha detto da ciò che gli hanno fatto dire. Si tratta di racconti che sono prima passati di bocca in bocca, poi sono stati trascritti, ricopiati, quando i testimoni erano vecchi o morti, scomparsi da tempo. Dopo trent'anni e più dai fatti è difficile distinguere l'originale dall'aggiunto, il certo dal sentito dire.
Per quale motivo la risposta della donna è soddisfacente e convince Gesù a fare il miracolo? "La risposta è esatta, si è umiliata abbastanza, ha vinto la liberazione di sua figlia dal demonio". Se avesse sbagliato la risposta: niente liberazione.
Mc 7,31ss Guarigione sordomuto
Mc 7,31 Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
Dovendo fare una cosa eccezionale e soprannaturale (guarire un sordomuto), è strano che debba ricorrere a pratiche da guaritore anche un po' disgustose: infilare le dita negli orecchi o bagnare con la saliva la lingua del ragazzo.
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